Come costruirsi il futuro - Ferò - Blog ufficiale

Sono Ferò, l'autore di un libro che ha lo scopo di motivare. Questo spazio ha la pretesa di tirar fuori il meglio dalla propria volontà. Dal proprio coraggio. Ti soffierò addosso ottimismo e grinta; e spero di riuscirci raccontandoti la mia storia

29.3.09

Un tocco di paradiso

Non ci sono parole adatte per spiegare ogni emozione che ieri ha accarezzato quel pezzo di Via del Governo Vecchio.
La giornata era iniziata male, problematiche tecniche per l’allestimento, probabile acquazzone in arrivo, una manifestazione che ha bloccato le vie di Roma e Totti che spegneva le luci del colosseo per un’ora. Ci mancava il concerto degli Aerosmith a Campo dè Fiori e me lo andavo a vedere anche io.
I pensieri negativi mi hanno attraversato per soli 5 minuti. Poi in vetrina. E da lì…
15 ore ininterrotte, quasi senza mangiare e bere, in piedi sotto le luci incandescenti. Giacca, cravatta, libro in mano ed uno scudo sul braccio con una sola scritta: “Coraggio?”

Non ci sono numeri calcolabili per i sorrisi veri e puri che si accendevano nei volti delle persone, dalle più solari alle più cupe, di ogni età e nazionalità.
Lo stupore, la curiosità.
Persone che con occhi accesi applaudivano, stimolavano.
Quando poi mi sono ricordato che io ero lì per loro e non il contrario, quando ho rovesciato il primo imbarazzo, è scoppiato il fuoco d’artificio.
Una serie incontrollata di foto di gruppo, singole, a coppia. Un servizio fotografico spostato dalla modella sul balcone, alla vetrina sulla strada. Riprese video. Folle di passanti strette a leggere tra le righe. Ondate di persone che a tratti riempivano gli spazi. E tutti che muovevano la testa ad indicare un si.
Si, è vero, c’è bisogno di coraggio per conquistare i propri spazi, per vivere.
Ed è un messaggio fuori dalle righe, che riempie di gioia quando da quella gabbia a palcoscenico vedevo fornitori scaricare quintali di viveri, ragazze con le stampelle portare sacchi di spesa, sedie a rotelle e ultranovantenni, fermarsi per un istante a leggere quella scritta, “Coraggio”, sorridere, annuire, gonfiare il petto e continuare ad andare.

Ed io non so che dire a tutti quelli che hanno partecipato attivamente, a tutti quelli che hanno finito la quasi totale fornitura nel solo primo giorno, ai camerieri delle attività di fronte che mi coccolavano con cappuccini e birra, ai proprietari che rimanevano increduli a vedermi fisso lì per tutto quel tempo, impossessato e vederli cedere a fine serata: “Non me ne frega niente di questo libro, lo compro solamente per quello che hai fatto!”. A chiunque abbia premiato questo progetto ed avrà da parlarne ed a tutti quelli che mi hanno riempito l’anima fino a dove poteva. Agli abbracci di chiusura con i commessi della libreria ed allo scambio di parole che è servito come sfiato:
”Sei quasi imbarazzante, nel senso positivo del termine.”

27.3.09

Rullante

Mi chiedevo spesso come sarei arrivato a questo giorno. In che condizioni. Che cosa mi sarebbe passato nella testa e tra le vene.
Trovarsi un colosso tra le smagliature del cervello, stavolta pietrificato, cementato, antisismico. Sta lì e mette sicurezza più che paura. Novità.
La sveglia si fa sentire dopo molte urla, segno di tranquillità. Mi devo alzare obbligatoriamente e lo faccio.
Qualche ultimo giro da inseguire, ci scappa anche un caffè e distrazioni d’amico.
Solo dopo, nel tardo pomeriggio, le prove generali. Tutto perfetto, nei minimi particolari.
Mi proietto con il pensiero già li, dentro quella vetrina, in faccia a chiunque lo voglia.
”Ansia?”
No. Solamente una sensazione di gioia indescrivibile. Impagabile. Inimmaginabile.
”Cosa vuol dire? Vale la pena d’inseguire i sogni? Anche se ti si dovessero frantumare in mille pezzi?”
Preferirei morire piuttosto di non crederci più. Giorni come questi, valgono una vita intera…lo assicuro.
Vi aspetto per leggermelo negli occhi. Loro non mentono, mai.

26.3.09

Sapore di primavera

Avevo pensato: “Voglio costruire un castello perchè non sia facile buttarlo giù”. Sono passati due mesi da quando ho cominciato a piazzare mattone dopo mattone.
Ed oggi, in corrispondenza dell’inizio della primavera, ho sistemato anche le ultime merlettature, gli ultimi esuberanti pennacchi.
C’è un qualcosa di stupefacente nel comprare pezzi di legno, tende e ordinare oggetti vari, per poi combinarli insieme e darne una forma nuova, con le proprie mani. Vedere che ogni idea è uscita esattamente come l’avevo immaginata. Si può toccare, è reale.
C’è un qualcosa di sorprendente nel costruire gli ingranaggi, dente per dente, oliarli, settarli, fino al giorno in cui li guardi e cominciano a girare davvero.
C’è un qualcosa di disarmante nel voler guardare il sole ad occhi aperti.
C’è un qualcosa di magnifico nel godere della partecipazione di tutti voi. Il calore dei vostri fiati, delle vostre impressioni, la vostra carica donata a me, ma in fondo per potervela gustare anche nei vostri pensieri, nella vostra vita.
C’è un senso di stupore nel capire che non ho tirato su solamente un castello. Una fortezza appariscente dove rinchiudermi e farmi notare quanto più possibile.
Quel che è sceso insieme al mio sudore è tutta la mia anima e la sua innata fame di umanità.
Stavolta, credo di star dipingendo il mio personalissimo capolavoro. L’espressione massima di tutto ciò che sono finora; quell’oltre, dove oltre non c’è.

Io vi aspetto e prometto in cambio di farvi sorridere e caricarvi allo stesso tempo.
Pura vida mi gente.

Se questo è un uomo

Dopo un viaggio intenso ed ai limiti dell'impossibile, posso dire di essere ritornato su questo mondo curioso.
Il treno è arrivato alla sua stazione, senza nemmeno un graffio, anzi. Ancora più lucente di come era partito.
Ed è una volta giunto a destinazione che posso darvi alcune spiegazioni doverose.
Chi ha seguito queste pagine non ha fatto altro che osservare un percorso di crescita.
Un treno inventato dalla mia fantasia, costruito pezzo per pezzo.
Un telaio saldato inossidabilmente dalla determinazione.
Un motore ardente di cuore gonfio.
Una corazza inscalfibile come i sogni di un bambino.
Un foglio su cui far scivolare idee.
Un solo finestrino da dove guardare il mondo schizzare. Per studiarlo da dentro e da lontano. Per poterlo capire di più.
Tanti mostri ignoti da sconfiggere, uno ad uno per poter arrivare solo alla fine a sbrandellare l'altra faccia di me stesso, il mostro più grande, il mio limite.
Vi ho parlato di magie, di fuochi d'artificio. E vi assicuro che è quello che avete già visto.
"Niente è impossibile", detto ad occhi spiritati. "Coraggio", un messaggio tanto tagliente ed ingannevole da convincere sempre più editori, distributori, esperti massimi della comunicazione, critici, commercianti e si spera anche presto la stampa, ad avallare il progetto.
Una mappa da segnare con puntini, per poter riuscire a gridare, passo passo, a tutta l'Italia che cosa si possa fare con il concetto di "Sforzo". Cosa voglia dire alzarsi, togliersi di dosso delle maschere sudicie e camminare nudi tra l'imbarazzo delle persone. Trasformare ogni cosa in energia. Ruotare e far ruotare i punti di vista come una magnifica giostra, guardare in faccia la realtà e schiaffeggiarla sonoramente. Perchè la realtà siamo noi! La realtà è solamente ciò che crediamo di voler vedere. La realtà ha mille facce e nessuna.
E la realtà è che a questo punto dentro quel libro potrebbero anche esserci dei calzini sporchi fatti a mano da me, ma già vi ho fatto capire cosa vi offro...il mio sudore.
Parole e lettere, ironiche, ciniche, molto diverse da queste, consigli anche più elementari. L'altro punto di vista, accompagnato da questo mio percorso, e la bomba esplode; non di certo per far esaltare la mia figura. Ma per far saltare te.
A fine mese si comincia.

La prima vetrina mi ospiterà, intendo di persona, alla mercè di tutti, tra insulti, applausi o indifferenza:
Sabato 28 Marzo. Dalle 11:00 (del mattino) alle 2:00 (di notte), un niente qualunque, continuerà ad essere un niente qualunque dimostrando, con un solo e semplice atto, il suo personalissimo percorso. A Via del Governo Vecchio, 80 - Roma (accanto a piazza Navona per intenderci).

Con un sorriso, guardo allo specchio i miei occhi accesi e vorrei non scordarmeli mai.
Qualunque cosa accada d'ora in poi, so, con precisione, di esser diventato un uomo. Sempre incorreggibilmente stupido, ma cresciuto.
Grazie.

Capitano mio Capitano

Capitano mio Capitano.
Ed è un grido incontrollato che travolge tutti i miei maestri di Vita.
A quelle persone che mi hanno insegnato a non temere di guardare ogni cosa a pupille spalancate, da girato, steso, tra capriole, inclinato e se è possibile anche ad occhi chiusi.
A chi mi ha insegnato ad usare le gambe, a sciogliere garbugli, a trovare acqua nei deserti.
A non aver paura di cosa mi aspetta, siano successi o fallimenti; fa tutto parte del gioco. L'importante è la quantità d'aria che si tuffa nei polmoni ad ogni passo.
Possono sembrare frasi fatte, parole banali. Come un "Buongiorno" servito dall'abitudine. Ma è quando quel "Buongiorno" te lo senti dentro, lo auguri fino in fondo e lo scaraventi in faccia alla gente, che cambia forma, aspetto ed immagine. Non sarà più una semplice parola, ma un gesto importante, si potrà quasi tastare, abbracciare.
Da una sostanza scarna, vuota, brillano sorrisi e si scaldano giornate.
Capitano mio Capitano.
A salire sopra sedie, banchi, cattedre e capire che l'unica cosa importante poggiata lì sopra, sono i respiri. I pensieri da rovesciare. La sensazione che provo quando tento di pensare che questo mondo non sia stato fatto per confini e limiti, ma solamente per imparare a sbriciolarli.
A comprendere che non esiste niente senza il suo opposto. Che non sarà mai e per sempre così.
Che il fiato viene e va, che si vola e si precipita, si ruggisce e si piange. Alle volte si sta proprio nel nulla.
Ma se si prova ad assaggiare, in ogni parte dell'esistenza, un boccone di quel che si è, sempre, sempre come pezzo di Vita verrà riconosciuto.

Capitano mio Capitano.
Io ringrazio. Ringrazio di aver ricevuto tanti insegnamenti come questi. Sparsi, diversi, cercati ed imprevisti. Ringrazio e non posso che inchinare la testa ad ognuno di Voi. Ringrazio la fortuna e la sorte, perchè un dono migliore, non poteva concedermelo. La completa volontà di "Succhiare tutto il midollo della vita".

La potenza delle parole

Parlava ad occhi bassi. Preoccupata.
Sangue del mio sangue, non puoi star così. Sostegno della mia infanzia, ho una medicina. Per ora l'avrai solamente tu.
Ho tradito ancora la mia promessa ed ho svelato le ultime carte.
Ho visto gli occhi inumidirsi assieme ai miei. Labbra di smorfie ed una testa che ondeggiava ripetutamente un si.
Non c'è molto da dire. E' la potenza delle parole.
Quelle parole che, se colpiscono, mutano in forza sovraumana. Quando le vene sono spesse ed il sangue ti passa fulmineo e scotta. Quando si buca con tutta la volontà il limite e si torna con prepotenza al nucleo della vita. Quel concentrato a denti stretti di gioia, dolore, risate ed urla, tutti in un solo centimetro quadrato dello stomaco. Quella serie di vampate, di pensieri e riflessioni che poi schizzano fuori come molle, colorano e danno un senso a questo mondo. Una tonda, fredda, pietra grigia che con pennelli e fantasia diventa il più reale e bel cartone animato. Quelle lettere espresse, mescolate e quei soffi di speranza e felicità. Si traducono in convinzione. Un ottimismo personale, ognuno con il suo.
Si arriva ad un punto saldo. Il cielo si può dipingere...basta crederci.

Contro ogni furia

Il treno ha continuato ad avanzare nel suo tragitto e non si è mai fermato tra i suoi mille sbalzi e sbuffi. Il macchinista ha capito che per due giorni, invece, doveva mangiare tanto, dormire tanto e distrarsi almeno un poco.
La lucidità comincia ad essere l'arma più importante in questa parte del percorso.
Ora sta per arrivare la vera resa dei conti. Il tratto più difficile in assoluto, una serie di curve della morte. Dietro ad ognuna di esse mi aspetta una corsa nel buio pesto, l'ignoto con tutti i suoi mostri e le sue paure. Io con il mio trenino dovrò primeggiare contro ogni furia mi si presenti, non smettere di pensare che sono solamente incubi e che i miei sogni sono molto più forti. Basta chiudere gli occhi, crederci, crederci e crederci. Niente è impossibile.
Si potrebbero presentare lunghi giorni di attesa o di panico. Potrei piombare giù nel precipizio dello sconforto.
Si potrebbero presentare giorni di grandi riuscite. Superare queste curve vorrebbe dire ritrovarsi in una confortante discesa. In un paradisiaco rettilineo.
Concentro ormai ogni granello di energia nel pensiero di riuscirci. Se esausto, libererò i nervi.
Tutto sarà necessario. Non ci saranno regole, non ci saranno limiti. Fino ad un successo o ad un crollo abissale.
Questo treno vale la mia Vita...questo treno è, la mia Vita. Ed io ho sempre creduto in lei.
Ed una nuova parola ora ha conquistato la maiuscola iniziale:
Coraggio.

p.s. Ho letto per la prima volta la mia creatura impaginata. Mi ha fatto impressione. Quello che mi fa ancora più impressione è la lungimiranza dei testi che avevo inconsciamente scritto. Rivederseli in faccia, ripresentati uno ad uno ad ogni tratto del mio viaggio. Capirli ancora più a fondo. Volerli liberare il prima possibile, più forti, più pieni...più vivi.

Un gatorade?

Il treno continua a sbuffare e correre al massimo delle sue capacità.
Da macchinista, comincio a sudare seriamente. Controllarlo è davvero un'impresa difficile ed il sudore cola dalla fronte sino a salare gli occhi.
Mi accorgo di aver già fatto un'enormità di strada. Tutto perfetto, nessun danno, neanche un macchinario scalfito o graffiato.
Mi accorgo che la fermata si sta avvicinando. Sarà ora il pezzo più duro. La velocità? Sempre al massimo possibile. Il tratto? Curve a gomito e pendenze da capogiro in piena notte.
So già che si dimenerà, che si rischierà lo schianto, che il treno arrivi sbilenco e l'arrivo possa finire in una frittura mista di consolazione.
So con precisione, che d'ora in poi sarà tutto solo ed esclusivamente in mano ai miei nervi. Alle mie capacità più intime e profonde.
E se prima mi bastava chiudere gli occhi per trovare forze inscalfibili, ora ogni tanto comincio ad alzarli anche in cielo. Vedi che ti riparlo vecchio mio?
Mancano solo gli ultimi passi. Solo gli ultimi passi.
Luce tra ciglia nere e ce la farò!

Prove tecniche

Un treno che sfreccia, senza fermate. Schizza sulle sue rotaie, spazzando via ogni ostacolo che incontra.
Con il naso a due millimetri dal finestrino osservo il paesaggio farsi sempre più frenetico. Non c'è paura, nè voglia di rallentare. Solo il desiderio di arrivare all'unica fermata prevista.
Un finestrino lasciato aperto per ossigenare. E fogli che volano, si mischiano, si scambiano, si perdono, poco importa. Quelli importanti sono ben fissati sui comandi, ma tanto li conosco a memoria. Solo qualche scarabocchio in più di tanto in tanto, in cerca di una formula sempre migliore, sempre più vicina alla perfezione. Una formula magica che possa funzionare senza intoppi. Che una volta sceso si scateni, e che le persone possano sbarrare gli occhi, stendere le sopracciglia, buttar giù le braccia, tondeggiare le labbra e: "ooooooooooh!".
"Siori e siore, vi dico, quel che avevo addosso son si fuochi d'artificio, ma non è magia. Siori e siore, vi spiego, la magia è nata da quel che avete voluto vedere voi! Siori e siore, confesso, in realtà questi sono i vostri fuochi, non è nulla di mio. Siori e siore, con il cuore, accendetevi e zompate in aria in mezzo a mille scintille, perchè questa è la vita da consumare. Siori e siore, ricordate, non siete mai stati spettatori, ma solo protagonisti"

Ed è stasera che per la prima volta ho testato l'effetto dello stupore.
"Io ancora non ho capito che stai progettando"
Una testa inclinata, annoiata da un buco vuoto di lavoro. Una domanda partorita solo per riempire minuti.
Nel dubbio si spara.
S'inizia con il delirio, come delirio non provoca reazioni serie. Il tipico "Siori e siore quel che vi farò vedere sarà incredibile". La testa rimane inclinata, non ci crede.
Si continua con il fuoco. La dimostrazione che l'autocombustione esiste. La testa si alza, il busto si raddrizza e le orecchie si fanno acute come coltelli da macellaio.
Si termina con la distribuzione di miccie. Ed allora gli occhi si accendono e spuntano sorrisi. Si prendono, si guardano, si riconoscono. Probabilmente, una di loro sarà una sfiammata prossima. Quando capirà che non saranno quelle nelle sue mani, ma quelle dentro di sè a dover scintillare, un altro lampo nel cielo si farà notare.
"Sinceramente non me l'aspettavo!". "Sinceramente, neanche io, così!".
E finalmente, un cerchio, si chiude...

Mi piace

Mi piace quando chiudo gli occhi e non ho paura.
Mi piace quando mi sveglio e rido, quando mi stringo la testa tra le mani e proprio non so.
Mi piace quando nelle giornate più grigie, cupe e buie, riesco a trovare quel passaggio di luce, quella speranza.
Mi piace la speranza.
Mi piace davvero la speranza.
Mi piace quando sento della buona musica che mi condiziona l'umore.
Mi piace quando leggo dei buoni libri che mi condizionano i pensieri.
Mi piace amare.
Mi piace accorgermi di esserne capace.
Mi piace quando per giorni mangio il mondo e poi mi lamento perchè vedo lo stomaco gonfio.
Mi piace quando guardo per ore un muro mentre la testa viaggia veloce.
Mi piace quella sensazione "ce la farò o no?".
Mi piace pensare che ce la farò.
Mi piace sdraiarmi da solo e guardare il cielo, anche se meglio in compagnia.
Mi piace sentirmi vivo. Qualunque cosa comporti.