Un tocco di paradiso
Non ci sono parole adatte per spiegare ogni emozione che ieri ha accarezzato quel pezzo di Via del Governo Vecchio.
La giornata era iniziata male, problematiche tecniche per l’allestimento, probabile acquazzone in arrivo, una manifestazione che ha bloccato le vie di Roma e Totti che spegneva le luci del colosseo per un’ora. Ci mancava il concerto degli Aerosmith a Campo dè Fiori e me lo andavo a vedere anche io.
I pensieri negativi mi hanno attraversato per soli 5 minuti. Poi in vetrina. E da lì…
15 ore ininterrotte, quasi senza mangiare e bere, in piedi sotto le luci incandescenti. Giacca, cravatta, libro in mano ed uno scudo sul braccio con una sola scritta: “Coraggio?”
Non ci sono numeri calcolabili per i sorrisi veri e puri che si accendevano nei volti delle persone, dalle più solari alle più cupe, di ogni età e nazionalità.
Lo stupore, la curiosità.
Persone che con occhi accesi applaudivano, stimolavano.
Quando poi mi sono ricordato che io ero lì per loro e non il contrario, quando ho rovesciato il primo imbarazzo, è scoppiato il fuoco d’artificio.
Una serie incontrollata di foto di gruppo, singole, a coppia. Un servizio fotografico spostato dalla modella sul balcone, alla vetrina sulla strada. Riprese video. Folle di passanti strette a leggere tra le righe. Ondate di persone che a tratti riempivano gli spazi. E tutti che muovevano la testa ad indicare un si.
Si, è vero, c’è bisogno di coraggio per conquistare i propri spazi, per vivere.
Ed è un messaggio fuori dalle righe, che riempie di gioia quando da quella gabbia a palcoscenico vedevo fornitori scaricare quintali di viveri, ragazze con le stampelle portare sacchi di spesa, sedie a rotelle e ultranovantenni, fermarsi per un istante a leggere quella scritta, “Coraggio”, sorridere, annuire, gonfiare il petto e continuare ad andare.
Ed io non so che dire a tutti quelli che hanno partecipato attivamente, a tutti quelli che hanno finito la quasi totale fornitura nel solo primo giorno, ai camerieri delle attività di fronte che mi coccolavano con cappuccini e birra, ai proprietari che rimanevano increduli a vedermi fisso lì per tutto quel tempo, impossessato e vederli cedere a fine serata: “Non me ne frega niente di questo libro, lo compro solamente per quello che hai fatto!”. A chiunque abbia premiato questo progetto ed avrà da parlarne ed a tutti quelli che mi hanno riempito l’anima fino a dove poteva. Agli abbracci di chiusura con i commessi della libreria ed allo scambio di parole che è servito come sfiato:
”Sei quasi imbarazzante, nel senso positivo del termine.”
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