E ti accorgi che c'è tempo per ogni cosa.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui Lou Reed sussurra alla tua serenità dei giorni perfetti, in cui i Beatles ti mantengono una buona dose di una quiete gioia, quei giorni in cui quell'ottimismo poetico e mistico di Jovanotti parla al posto tuo e roba tipo Jack Johnson al posto suo. Yann Tiersen che ti fa fantasticare con la sua gallettissima fisarmonica ed i Deliverance con il loro scambio di chitarra e banjo. Le Puppini Sisters accompagnano felicemente.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui proprio non ti capisci e, senza neanche chiedere il permesso, ti passa dentro uno sdruggente fanfarone chiamato Capossela, sono quei giorni con troppi pensieri contrastanti che può aiutare solamente gente come Battiato, la tromba di Louis Amstrong, il delicato sfiato ruggente dello Sugar nazionale, i Queen, i Pink Floyd o le cangianti musiche dei Radiohead.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui la sedia diventa un oggetto troppo scomodo, e salti di gospel e battiti di mani e balli sconsiderati tra le note dei boogie woogie, che ti sembra di ricorrere sui tasti le dita di Carosone. Quei giorni dove il mondo è sempre più blu nello ska, nelle new entry inglesi, nei fiati folkloristici di Goran Bregovic e tu stai lì con loro. Dalle manate sui tamburi dei tarantolati, alle braccia aperte del Sirtaki, tra i danzanti veli hindu e i baffutti yodeler austriaci. Salti, Saltando sin parar assieme a Tom Jones ed Elvis.
Ti accorgi che ci sono quei giorni dove i nervi scattano tra la potenza dei Prodigy, le scrivanie si svuotano con rovesci tra le urla del Tango de Roxanne. Sono quei giorni in cui ti accorgi di non essere niente e tocca anestetizzare di elettronica tedesca, farsi di battiti scanditi dai Chemical Brothers o dalla rasserenante ripetizione dei rapper. E' quando hai uno sguardo da nascondere allo stress tra litri d'alcool, coscie e la commercial disco più varia e spensierata. Click, non si vuol più tornare a casa, "ma la casa dov'è?", l'unica è la famiglia della tribal house.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui ti puoi abbandonare in una richiesta di protezione e sentirti piccolo tra le sigle dei cartoni animati, quelli in cui azzardi a fare il Dio lasciando scaraventare le note trionfanti di Mozart e Beethoven, dai timpani fin sulla cima del cranio, sino a lanciarti all'Olimpo. Quelli in cui ridi con Elio e le sue storie tese e ti serviva proprio.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui non mangi, perchè il tuo unico cibo sono le scale che sali sotto la guida ubriaca di Joe Cocker, o quelli in cui stai bene come sei e non interessa altro che liberarsi con il revival.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui lo stomaco si contorce di malinconie, sono quei giorni in cui capisci perchè Janis Joplin ha quella voce così graffiante. Sono quei giorni in cui lo sguardo va al soffitto per merito di Ben Harper, o Anthony and the Johnsons. Quelli in cui lo stomaco è chiuso si, ma dall'emozione di qualche candela accesa e lo sfondo di Barry White.
Ti accorgi che ci sono quei giorni in cui ti fermi. Ti siedi comodamente quasi sotto obbligo. Quei giorni in cui si riempe dal niente un calice di vino ed il respiro è lento e regolare. Sono quei giorni in cui vuoi ascoltarti con un sorriso ed una lacrima, capire il perchè di ogni cosa. Quei giorni in cui realmente vuoi capire tutto. Sono quei giorni in cui comprendi che la vita, è tutto. Ed esiste solo un mago capace di farti vomitare l'anima eppure fartela piacere. Non ha un cappello a cilindro, ma un pianoforte. Il suo nome è Ludovico Einaudi.
E ti accorgi che come scegliamo ogni canzone per il suo ritmo, la vita non è una retta regolare. Ti accorgi che tutto è scandito da battiti di sessanta secondi al minuto ed in quel momento, solo in quel momento, puoi capire che ogni singolo secondo, è il primo ad essere a tua disposizione per ciò che vuoi essere.